Nella definizione di Italo Calvino che li considerava la più felice e assoluta creazione di Julio Cortàzar “i cronopios e i famas sono due genìe di esseri che incarnano con movenze di balletto due opposte e complementari possibilità dell’essere” e in questo senso possiamo considerarle come categorie in varia misura assimilabili ad ognuno di noi che (fortunatamente?) non saremo mai totalmente Cronopios nè inesorabilmente Famas.
E le speranze? Le speranze no! Loro sono un pò stupide... filano giù per l’aria...
e non salutano MAI...
Le voci di Elisabetta Antonini,
Susanna Stivali,
Manuela Tassani,
Fabrizio Cardosa,
Alessandro Contini
cantano e raccontano frammenti di vita cronopiesca, tra Famas che con lunghissimi studi scentifici scoprono il microbo di virtù da dar da bere alla suocera e Cronopi che disegnano rondini sul guscio delle tartarughe per dare l’impressione della velocità;
tutti ballando CATELLON CATELLONI!
Nonsense si, ma che lasciano trasparire con leggerezza alcuni temi ricorrenti nella variegata produzione letteraria di Cortàzar: la disarmante fantasia dei racconti di mistero, i riferimenti alla sua Buenos Aires che lasciò durante il regime di Peròn per stabilirsi in europa e soprattutto, l’impegno sociale e politico di tutta la sua vita; come nell’episodio in cui il buffo cronopietto cantante promosso per caso direttore generale della radio nazionale, fa tradurre in rumeno così, per noia, tutti i programmi radiofonici in palinsesto, scatenando la repressione delle autorità.
Ma la presenza fondamentale dei musicisti in scena
Juliane Reiss Violino
Luca Rizzo Clarinetti e sax
Primiano Di Biase Fisarmonica
Sabino de Bari Chitarra
Guerino Rondolone Basso
Mauro Colavecchi Batteria & perc.
ci ricorda che questo è uno spettacolo-concerto; è l’occasione per ritrarre musicalmente con stili cangianti tutti questi SUPERINTERPARAESSERI, incorniciandoli proprio come fanno i Famas coi loro ricordi di vita nel tentativo di catalogare, custodire, conservare.