L'attimo prima

L'attimo prima (F. Cardosa)

 

 

 

CINQUE MINUTI PRIMA...

 

Anche stasera umidità e questo maledetto budello vedrai che non tiene, ad ogni pezzo bisognerà fermarsi ad accordare e poi c’è quello che con la voce di sufficienza dice siamo scordati e mentre lo dice, guarda caso, gira gli occhi dalla mia parte mentre non dice mai niente a quella gatta morta stonata. Che si vede da casa che con lei ci sta provando disperatamente e spero proprio che non gliela dia.

 

Un vestito lungo nero esce dal camerino mugolando mozziconi di vocalizzi; si conficcano sul pavimento due metri davanti ai piedi, scarpa destra cigola timidamente.

 

Dài, proviamo ancora un attimo prima che facciano sala ed entri gente. C’è quel paio di punti che siamo sempre fuori…

 

 

Ma io glie l’avevo detto di pubblicizzarlo per tempo che poi c’è poco pubblico e danno la colpa a noi ma insomma finiscila col pianto greco sul lavoro degli altri e pensa a fare il tuo e ricordati di non staccare i tempi troppo lenti che poi è una lagna- accidenti a quando l’ ha sposata con quella lingua sempre in movimento.

 

Budello che si tende lucente, piacevole al tatto e produce scorrevoli setosità. Pece bianca farinosa forse eccessiva, impalpabilmente sfarina di ozio sulla vernice a tratti nobilmente consunta.

 

Allora gli ho detto io suono solo buona musica non mi importa dei tuoi soldi ricordatelo-e lui che ha detto-dice, ma non capisci che per farti conoscere cigolìo sinistro di sedia devi giungere a qualche piccolo compromesso-hai capito...

Non so… se solo si liberasse da questa maschera da primo della classe…

Brusio in sala che ogni tanto si inpenna su un richiamo o una risatina che scappa veloce con riverbero, non sai da dove viene e dove va. E poi c’è un piccino che frigna e la madre sussurra qualcosa sottovoce e il piccino si ammutolisce poi rifrigna, forse solo per sentire il riverbero.

 

UN MINUTO PRIMA...

 

Allora ragazzi avete visto chi c’è in sala? Guarda è importante che oggi gli facciamo vedere cosa sappiamo- ma guardalo lì, fa anche il capo; perché prima non si studia un pò i pezzi? Che poi crede che suonerò di nuovo con lui, povero illuso.

Pronti ragazzi? Ora spengono e tocca a voi, ma lo fate l’intervallo?

Quattro persone, sparse entrano dall’ingresso in fondo, avanzando lentamente per scorgere volti o qualche posto libero. I passi silenziosi non superano il brusio di fondo che va scemando. Brevi voci isolate ancora sforano a tratti accavallate dalle riflessioni.

 

Un refolo d’aria muove in maniera discontinua un foglio sul leggìo, senza avere forza per farlo cadere. Sembra il tic nervoso della pagina uno.

 

farmi conoscere??! Giungere a compromessi??...

 

 

Come sto con queste scarpe? Io preferivo quelle chiuse ma mi fanno male. Ogni volta una tortura- Ma no che stai benissimo. Dì, hai visto chi c’è lì in seconda fila?- No, lascia perdere; con lui è finita da un pezzo...

 

Un applauso rado, sfatto ed impreciso crea un lirico, complicato ritmo non atteso e quindi umiliato dall’indifferenza di chi potrebbe berne ristorandosi.

Applauso impacciato e breve che accoglie l’entrata impacciata e breve degli agitatori d’aria. Il legno di una sedia trascinata canta al marmo di austero impiantito. Un canto come roco sospiro sulla loro perduta levigatezza. Ed è una voce soave, ma nessuno ne comprende il senso. Quasi tutti i suoni, offesi d’indifferenza, si dileguano lasciando il posto all’attesa del già udito.

Ah, se tutte le orecchie del mondo si aprissero e si orientassero ognuna verso il VERO che appartiene a ciascuna!

Ah, che campo di enormi, eterni girasoli noi saremmo!!!

 

Sul palco ci si dà un’occhiata di finta complicità, che rende alcuni più soli.

 

Tentativi di entrare nel gioco; o almeno di ricordarne le regole.

Ma se questo gioco avesse delle regole nessuno sarebbe qui.

 

Assaporiamo questo tentativo di silenzio per trovare ancora una volta il coraggio di vederci dentro!

Ma il silenzio, quello cercato di dentro, ancora una volta per molti latita.

 

 

L’ATTIMO PRIMA...

 

La mente di tutti, di corsa percorre gli ultimi desideri, per cercare di convergere, incontrare...

 

Questo è il più impalpabile degli attimi per cui tutti siamo qui ad entrare nel gioco; se sommassimo miliardi di miliardi di questi attimi e di questi giochi, e di regole, avremmo sempre un impalpabile attimo.

Il respiro degli agitatori d’aria trattiene l’aria, mentre l’aria, immobile, trattiene il respiro.

Il suono prende la rincorsa tendendosi come arco puntato su una precisa casualità. E’ un silenzio colorato da ricordi di sottili fili di vita; fili sempre più tenui che si stanno dissolvendo o sono appena caduti insieme a fruscii di poche bocche còlte ad esaurire quisquilie. Colori che sempre più sporchi si fermano a un metro dal proscenio.

Per smarrimento non per rispetto.

I musicisti sul palco, abituati a misurare le turbolenze dell’aria per vederle sulle facce delle prime seggiole, ora cercano invano di misurare il peso di questa bonaccia carica di nuvole.

Le facce delle prime seggiole, abituate a detergersi nel fiume di vibrazioni che non ha fonte né argini, si trovano sospese a un palmo dalle increspature dell’acqua; qualche schiuma già nell’aria sfugge rapida, stando ferma.

 

E mentre finissima polvere bianca di colofonia è immobile tra legni diversi,

ciascuno dei presenti

trova ciò che non sapeva di cercare.....

Ha senza avere preso.......

Si perde senza smarrirsi.....

E’ solo senza solitudine.....

 

Ognuno, inconsapevolmente, immeritatamente

in quest’attimo e unicamente in questo

Viaggia veloce senza muoversi.........

Vive intenso senza estenuarsi...........

Ama appassionato senza sapere cosa.............

Scompare senza scomporsi.............

Come l’arrivo dell’orgasmo che spazza via il presente dopo aver fatto strame del futuro.

 

Dopo, improvviso, il suono avvolgerà, abbraccerà, riempirà, coprirà, colpirà, filtrerà, occuperà, soffocherà, penetrerà, modificherà.

Ma il vero gioco, quello senza regole, sarà già stato.

Qualche distratto percepirà qualcosa solo con le orecchie!

Anche così non è male;

altri, poveretti, nulla...

Quando: 
10/01/2010

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